
Di recente mi ha intervistato Araceli Tzigane sull’attività di agente di booking per artisti di musica folk/world. Qui riproduco alcuni passaggi che ti potrebbero interessare, sia che tu sia artista, sia che sia un’attività nella quale vorresti investire. Trovi interviste ad altri operatori del settore su MapaMundi Musica.
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Buongiorno Eric. Quale è il tuo background e cosa ti ha portato all’attività di agente di booking per artisti di musica folk/world?
Non sono una persona che viene dall’industria musicale. Ho lavorato per 25 anni come formatore, progettista, startupper e fundraiser nella cooperazione sociale. Mi sono impegnato con comunità locali e organizzazioni non governative in varie parti del mondo, tra cui Europa, Mediterraneo, Africa e infine Indonesia e Brasile. Ho sempre avuto una passione per la diversità culturale e il dialogo tra i popoli. Questo è ciò che mi ha portato alla musica.
All’inizio degli anni ’80, mentre studiavo economia sociale e comunicazione sociale a Parigi, ho avviato con alcuni amici un club di musica dal vivo per le minoranze etniche residenti in città. Avevano bisogno di un luogo dove esprimere la propria creatività musicale, artistica e culturale. Per due anni, abbiamo organizzato una serie di concerti che presentavano musica dall’America centrale e meridionale, dall’Africa, dall’Asia, dai Balcani, ma anche musica popolare locale di Bretagna e Occitania.
Dopo questa esperienza, ho aiutato per diversi anni un amico del Quebec a creare e sviluppare un progetto musicale ispirato alle sue radici autoctone – dei nativi americani del Canada. E’ stato uno dei primi artisti del genere a cantare in una lingua quasi estinta. Presto ho capito che potevo aiutare altri artisti della musica.
Nel 2005, mentre vivevo in Finlandia, ho iniziato a lavorare come produttore culturale e nel 2007 ho fondato Music4You per offrire servizi di ufficio stampa e booking per artisti di musica popolare, etnica, roots, folk, world.
Dalla tua formazione, istruzione, e dalle tue esperienze precedenti, quali competenze e conoscenze sono state le più utili per la tua attività di agente di booking?
Per me, un agente di booking è un facilitatore che aiuta a costruire ponti tra l’artista (o il management) e i programmatori (festival, teatri, ecc.) per fornire all’artista opportunità di concerti e reddito. Questa attività richiede di avere numerosi contatti, e dunque richiede esperienze di networking e project management. Serve anche capire il valore delle proposte artistiche per poter comunicarlo alle persone giuste, al momento giusto, attraverso i canali giusti, al momento giusto. Conoscenze di branding, marketing, vendite sono utili e necessari.
Quali altre competenze o capacità ritieni siano essenziali per avere successo?
Sapere ascoltare tutte le parti e conoscere le loro esigenze è importante. Bisogna anche essere paziente, appassionato, flessibile, onesto, trasparente, e avere un forte senso dell’umorismo. Non prendiamoci troppo sul serio.
Cosa vorresti consigliare a chi vuole iniziare un’attività in questo campo?
Se stai cercando un lavoro facile, passa la tua strada. Tuttavia, se pensi davvero che questo sia il lavoro dei tuoi sogni, ti suggerisco di iniziare a lavorare in altre posizioni all’interno dell’industria musicale, culturale o creativa – per imparare come le cose funzionano davvero (o non funzionano), e iniziare a crearti delle relazioni. Non promettere mai nulla agli artisti a meno che tu non sia sicuro al 100% di quello che proponi.
Infatti, lavorare con gli artisti significa investire tempo, conoscenze, competenze, relazioni e denaro, e assumere molteplici rischi. Ricordiamoci che il mercato della musica attuale è un mercato in continua evoluzione, spesso instabile, saturo e pieno di incertezze. Chi decide non sei tu, ma chi compra lo spettacolo.
Infine, direi che assicurarti che ci sia una sorta di alchimia tra l’artista (o il management) e te. Non è del tutto superfluo. Non parlo del progetto artistico, ma dei rapporti interpersonali. Le cose sono già abbastanza impegnative in condizioni “normali”. Infatti, senza questa alchimia sarà difficile lavorare bene.
In breve, il mio consiglio è quello di iniziare in modo snello e fluido, cercando di capire se la proposta è “pronta per il mercato” e risponde alle esigenze della tua rete di contatti. Se l’artista ha un minimo di storia, dei follower, delle prime uscite, un’esperienza di concerti dal vivo (anche locali), e dei supporti alla promozione (brani,foto, video, ecc.) viene più facile. In caso contrario sarà tuo compito attrezzare l’artista con quello che serve alla promozione e vendita. Ci sono vari aspetti legali e fiscali da non sottovalutare, e non per forza devono essere tutti a carico tuo.
Per quanto riguarda gli artisti, immagino che ricevi ogni giorno delle richieste di collaborazione. Hai qualche consiglio per loro – nel modo di avvicinarsi a un’agenzia?
Personalmente sono dell’idea che gli artisti dovrebbero essere imprenditori di se stesso. Sono interessato a collaborare con artisti che si muovono in questa direzione. Nel passato, gli artisti erano prodotti di società musicali. Non controllavano nulla. Oggi, grazie a Internet, gli artisti possono gestire da soli la propria carriera. Ed è qui che possono fare la differenza. Con un costo minore, possono registrare i loro album, distribuirli, promuovere le nuove uscite e l’agenda dei concerti, costruire un rapporto duraturo con il loro pubblico, far crescere la loro base di fan, ecc. Perché lasciare tutto questo a qualcuno per chi sarà raramente una priorità?
Vedo l’artista come un brand alla ricerca di un pubblico di appassionati pronti a sostenerlo. Oggi, il core business del progetto musicale non dovrebbe essere la musica ma il personal brand dell’artista, un mix di valori tangibili e intangibili fatto di musica ma di tante altre cose. Questa è la nuova frontiera della musica attuale. L’artista deve imparare a gestire i suoi progetti come si gestisce una startup – che mette il cliente al centro dell’attività, e costruisce alleanze con altre imprese o professionisti (come me per esempio) per compiti specifici. L’artista deve prima di tutto creare un “cerchio di fiducia” (inclusi super fan, professionisti e addetti stampa) attorno al suo progetto o marchio. Poi deve imparare a catturare flussi di entrate da varie fonti (diritti d’autore, copyright, vendite di prodotti, offerte di servizi, bandi, campagne di crowdfunding, ecc.). Inizia qui la costruzione di una strategia di lungo termine.
La maggior parte degli artisti che mi stanno contattando vivono ancora nel 20° secolo. Non hanno idea di come funzioni l’industria musicale attuale e di cosa significhi essere un artista nell’era digitale. Ci sono migliaia di talenti musicali là fuori nel mondo. Questo tipo di talento non è sufficiente per avere successo (e pagare le bollette alla fine del mese). Gli artisti che hanno successo sono quelli che diventano imprenditori della propria carriera. Iniziano a coltivare altri talenti per rendere la loro carriera sostenibile e resiliente. Si danno degli obiettivi raggiungibili, sviluppano una strategia, prendono delle decisioni, agiscono, investono in marketing e promozione, si formano di continuo, rimangono aggiornati sull’evoluzione del settore – per portare le loro operazioni al livello successivo. Non aspettano che si presenti qualcuno con la bacchetta magica che li trasformerà in una stella. A me piacerebbe avere una bacchetta magica, ma non l’ho ancora trovata.
Ovviamente ascolto gli artisti che mi stanno contattando e cerco di essere chiaro con loro su cosa posso offrire. Ho bisogno di elementi concreti per inquadrare il loro progetto e le loro aspettative. Molti di loro non sono pronti per il mercato estero – almeno non nel mercato dove lavoro io. Quindi offro una sorta di percorso formativo che mi permette di valutare la loro vera motivazione. In parallelo, cerco di capire il potenziale della loro proposta.
Purtroppo, sono molto impegnato con gli artisti con cui sto già collaborando. Sono un freelance e dunque le mie risorse sono limitate. Non posso prendere tutti i progetti che mi piacciono.
Pensi che cercare un agente abbia senso per l’artista?
Penso che abbia senso cercare persone con cui collaborare – come artista e manager della propria carriera. Per avere successo sono necessarie molte abilità e competenze. Se non sei così bravo in qualcosa, puoi cercare persone da assumere o con chi collaborare per svolgere quel lavoro specifico. In base ai risultati, deciderai se continuare o meno a lavorare con loro.
A chi cerca un’etichetta, una agenzia di booking o management, il mio consiglio è questo: “Inizi a costruire un progetto musicale che cammina con le sue gambe. Se a quel punto gli operatori del settore cominciano a bussare alla tua porta, implorando di lavorare con te, avrai più possibilità di negoziare i termini e le condizioni della vostra collaborazione. Tuttavia, resti sempre in controllo. Non delegare tutto senza monitorare i risultati. “
Come in tutti i settori, non ci sono risultati senza impegno. E gli operatori del settore della musica si aspettano di trovare progetti che hanno già delle basi solide. Pochi sono interessati a progetti che non sono stati validati da altri. Oltre ad un progetto artistico coinvolgente ed emozionante, l’artista deve anche portare delle metriche: numero di follower, uscite, concerti, ecc. Ci sono delle eccezioni ovviamente. Ma le eccezioni non sono la regola.
Come potremmo spiegare brevemente qual è il valore che noi agenti di booking forniamo al settore?
Ci sono molti tipi di agenti di booking. Posso parlare solo per me. Vedo più la mia attività come quella di un “music export manager indipendente”. Posso accompagnare l’artista nell’acquisire un certa professionalità, non nel campo artistico, ma piuttosto in quello dell’auto-promozione e dell’internazionalizzazione del proprio progetto. Posso aiutarlo a costruire il suo brand e a farlo conoscere con un focus sul circuito live in alcuni territori che conosco meglio, come il Benelux, la Francia, la Scandinavia, o il Canada – ma sempre nella nicchia che si chiama “world music”. Posso aiutarlo a trovare agenti di booking specializzati in territori specifici. Io sono un generalista. Ho contatti e relazioni con molti direttori di festival, ma non sono specializzato in un territorio specifico -cosa che serve poi all’artista una volta che ha un certo CV.
Hai dei progetti futuri che vorresti condividere con noi?
Perché molti artisti che incontro hanno bisogno di formazione, è un campo nel quale vorrei investire di più. Di recente, ho creato un percorso propedeutico online di sei moduli. E’ in inglese però. E’ un primo passo in questa direzione dove cerco di fornire elementi strategici e di riflessione per aiutare l’artista a costruire un modello di business adatto ai suoi obiettivi e alle sue esigenze. Darsi un modello di business non è una perdita di tempo e può anche essere divertente. C’è un numero crescente di artisti che gestiscono le loro carriere come imprenditori culturali e riescono a guadagnarsi da vivere in modo dignitoso.
www.music4you.nu
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